
È Stato ucciso un ragazzo, 15 anni dal omicidio di Stefano Cucchi per mani poliziesche, sistemiche e repressive. Il caso di Stefano Cucchi, deceduto per botte, percosse e torture, rituona ogni giorno nelle memorie di chi ha la sensibilità in quel buco nero del “diritto italiano” chiamato carceri.
Condizioni cronicamente in peggioramento, governo che passa, strategia che non cambia: il dimenticatoio sociale e del diritto fondamentali degli esseri umani. Non solo Stefano, ma anche tante altre singolarità hanno perso l’essenza più preziosa che si chiama vita fra le sbarre di questo paese. Le galere che tombano anime e corpi.
La gogna mediatica che si scatenò in quei giorni da parte di una particolare parte del emiciclo parlamentare fu vomitevole. E la maggior parte di questi e queste si trovano al governo in questo preciso anniversario. Soggettività che decidono di lasciare le gabbie putride, sovraffollate, nelle mani di sanguinari secondini che pestano senza pietà (come molte immagini hanno dimostrato in tanti anni di reportage nda).
La tomba della società creata da chi reprime, ove il corpo di Stefano fu lanciato. Noi, io non dimentico Stefano Cucchi. Perchè fu omicidio, perchè fu sistema, perchè fu Stato.
Con affetto caro Ste, con rabbia luridi boia.
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