Buon lavoro, buona festa del 1 Maggio

Domani sarà il 1 Maggio, la festa del Lavoro. Ma quale “buon lavoro”? Ogni giorno, per chi è nel sistema produttivo di questo paese, si alza e gli viene legata la nostra catena con le nostre zavorre del Capitale.

Il sessismo nei luoghi del lavoro che si manifesta in mille sfaccettature fra violenze, gender gap (divario salariale), mobbing, stalking e chi più ne ha più ne metta. Violenze che spessissimo vengono trascurate da chi le osserva perchè girarsi dall’altra parte è “più conveniente” oppure silenziate “altrimenti ti caccio”.

Il precariato che lancia le tue capacità in una sorta di tonnara dove i diritti vengono massacrati a colpi di contratti che valgono come carta straccia, senza il diritto alla cura, senza diritto al riposo, con salari e stipendi da fame, con licenziamenti via email o via Whatsapp pronti ai blocchi di partenza. L’impunità di chi pratica tutto ciò è sempre stata sotto gli occhi dei vari governanti che si sono alternati ed alternate in questo Paese e nessuno fa nulla. Sorge spontanea la considerazione che proprio loro, hanno voluto che si finisse in questo Stato.

Ed infine, ma non per questo meno importante, la morte. Le morti sul lavoro anche quest’anno sono in aumento vertiginoso. Dall’inizio del 2025 sono più di due al giorno di media, guardando solo a Gennaio e Febbraio: 101 morti. Aumentano anche le persone morte in “itinere” ovvero durante il percorso che li porta nei luoghi di lavoro con 37 vittime. Per non parlare degli infortuni e delle malattie derivanti dalla fatica e dalla mancanza di sicurezza. (dati a cura di Anmil, Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro).

Se questo è lavoro. Io lo chiamerei piuttosto un silenziato massacro sistemico.
E nessuno fa niente. Nessuno.