Diritto al tetto e non avere un tetto
Diritto al tetto e non avere un tetto
Diritto al tetto e non avere un tetto

Diritto al tetto e non avere un tetto. In tutto il paese si diffonde la protesta delle tendate studentesche in protesta al caro affitti e contro un’università e un sistema paese che esclude. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di dire le cose per quello che sono. Nei grandi centri urbani, noti per la presenza di atenei che attirano decine di migliaia di studenti da tutte le parti d’Italia, trovare un appartamento o una stanza per trasferirsi e per studiare è un’epopea infinita. Inutile cercare qualche locazione in zona centrale: gentrificazione, b&b ed altre cose simili hanno ridotto i centri storici in hotel espansi, occupando di fatto stabili e condomini, manovrando i prezzi a loro piacimento, scacciando così le persone sempre più gli anelli esterni. Chi affitta, molto ma molto spesso in maniera del tutto irregolare, propone prezzi folli, con contratti allucinanti e per immobili in condizioni disastrose. Le case popolari restano laggiù, mal gestite. E se per puro stato di necessità, una o più singolarità decidono la via dell’occupazione parte il circo repressivo fra sgomberi e, spesso, manganellate e repressione feroce. I senza-tetto laggiù si organizzano in campi fatiscenti fra una stazione e una piazza proprio al di sotto dei palazzi del potere. Il carovita è alle stelle e spesso anche chi ha un reddito è impossibilitato ad accedere anche solo a dei minimi servizi. I tavolini son pieni di turisti, le panchine sono piene di student*. Sono decine di anni che la situazione si aggrava. Sono anni che sentiamo promesse. Sono mesi che l’onda governativa littoria e nauseabonda inquina questo paese. Sono anni con noi escluse, esclus* ed esclusi e loro con la pancia piena di soldi senza una fine. Senza verità. Senza speranze.

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