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Mi uccise il lavoro
Mi uccise il lavoro

Mi uccise il lavoro, ancora ed ancora. Oggi 16 Febbraio attorno alle ore 09 presso il cantiere del nuovo supermercato targato Esselunga in quel di Firenze in via Mariti, sono morti due operai e sei o sette risultano in questo momento (sto scrivendo alle ore 10,26, circa un’ora e mezza dopo il fatto) dispersi. Crolla un solaio enorme che schiaccia i corpi degli operai in una morsa di cemento ed acciaio. Chi si trovava attorno al cantiere in quel momento parla “di un fortissimo boato, come una bomba” e “si sentivano nettamente le voci strazianti degli operai sotto le macerie chiedere aiuto”.

Una nuova strage nel lavoro, altre persone che a casa non ci torneranno. Schiacciate da un lavoro che uccide: nel mondo dell’edilizia i dati sono davvero di un netto massacro in aumento. Fra il 2022 e il 2023 gli infortuni sono aumentati (+3,4 fonte INAIL) portando il totale a più di 40.000 infortuni, di cui in uno su quattro è coinvolta una singolarità migrante e per concludere la maggior parti di essi si sono verificati proprio nelle fasi di demolizione o preparazione del cantiere e di costruzione, come nel caso fiorentino odierno.

È inutile se non estremamente disturbante leggere frasi nei report statali con frasi come “in linea coi dati pre-pandemia” come se prima andasse tutto bene, come se prima fossero solo casi isolati. Ma non lo sono. Perchè ad essi c’è anche da convogliare, per correttezza analitica ma soprattutto politica e sociale, anche tutti gli infortuni debilitanti in maniera definitiva come malattie professionali gravi (specie al sistema scheletrico e muscolare nda.) oppure, nei casi peggiori, disabilità permanenti.

Un intero selciato di caschetti gialli dove ora crescono le rose. Le rose di chi voleva avere una vita migliore e che se l’è portata via il lavoro, precario, non sicuro, non equo. Un lavoro che continua ad uccidere.

Fonte notizia qui (Repubblica.it)

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