Festival

Festival di Sanremo pieno, urne vuote. Terminato da poche il carrozzone della musica italiana, comincia la corsa alle urne per il rinnovo di due consigli regionali di questo paese: Lombardia e Lazio. Fra le regioni più popolate della penisola. Eppure pare sia una corsa senza corridori, senza pubblico. In uno stadio tristemente semi-vuoto, in Lombardia l’affluenza è stata al 31,78% (73,11 nel 2018); nel Lazio al 26,28% (66,55% nel 2018) (Fonte Sole 24 ore, 13 Febbraio 2023 ore 10.57).

Un boato di silenzio elettorale che sottolinea due elementi ormai cronicizzati: da una parte la disaffezione ai partiti, alle personalità in lizza e al sistema elettorale e dall’altra la tossicodipendenza ideologica da un circo mediatico che sa più di un polpettone politico piuttosto che una competizione artistica o show d’intrattenimento. Se sul palco ligure si esalta la politica social, digitalizzando l’analisi di tematiche che meritano approfondimento, analisi e conseguenti proposte, nelle urne rimangono scatoloni semi-vuoti con persone che osservano preoccupate i nomi nelle liste elettorali esposte.

Perchè se un festival musicale smuove milioni e milioni di anime di fronte ad uno schermo annichilendole a colpi di “monologhi” provenienti dall’alta borghesia privilegiata e da “letterine” che manco Rambo la Vendetta, allora ti puoi aspettare più o meno di tutto come la diserzione da questa importante chiamata elettorale, almeno sul piano politico nazionale democratico. Non importa. Non ci credono, forse.

Ma pensarsi liber* per noi non è così facile per infiniti ostacoli da superare e se la “libertà” la si paga a suon di contanti e sponsor allora non ci siamo capit*. Se la risoluzione della crisi militare in corso si risolverà con una sorta di cavalcata delle Valchirie che risuonerà in tutta Europa allora non ci siamo capit*.

Non ci stiamo capendo. E nel frattempo, il mondo si dirige verso i titoli di coda. Ahm ma prima del gran finale: PUBBLICITÀ’!

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