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Non vado più a scuola. Gli adulti mi denigrano come un* lavativ* e come una persona che non avrà successo nella vita. La loro retorica genitoriale e non, mi schiaccia. Volevo parlare con qualcun* che potesse comprendere i miei disagi e i miei stati d’animo ma a scuola non c’è il supporto psicologico. Volevo potermi esprimere attraverso i miei e i nostri sogni che puntano ad un mondo più equo, libero, orizzontale ed inclusivo ma c’era sempre un nuovo compito in classe da svolgere. Volevo poter mettere da parte la loro carriera per creare qualcosa con le mie mani, la mia creatività e la mia intelligenza ma non erano attività curricolari ed erano viste come una perdita di tempo. Per molti moltissimi di loro, noi siamo solamente lavoro statale sicuro e senza spunti per quel presente e per quel futuro che ogni mattina si sedeva dietro a quei marci tavolini di legno. I banchi son vuoti, la scuola resta muta. La campanella suona la sua triste canzoncina ritmica e i corridoi si svuotano. Voglio tornarci, quando potrò lottare per tutto questo. Cambieremo noi tutto, in meglio. Lasciateci fare. E saranno giornate indimenticabili.

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