Sinistra

Dov’è finita la sinistra? Dov’è finita in questa (e non solo in questa) tornata elettorale regionale? In Lombardia il fortino destromane viene rinnovato in una partita mai davvero cominciata sul piano dei contenuti. Una gestione della sindemia drammatica, dai retrogusti goffi che se non ci fossero state vite di mezzo farebbero solo ridere ed invece facevano piangere. Una delle regioni d’Italia che si vanta per una ricchezza nata e sostenuta da un precariato carrieristico, cementata da alti palazzi, con un inquinamento del suolo, dell’aria e delle acque che non teme confronti con i peggiori disastri ambientali del bel paese, preservata da corpi che ogni giorno vanno a produrre-consumare-crepare vedendo sempre di più i loro diritti sgretolarsi fra le mani. In Lazio il centro-sinistra gira lo scettro al centro-destra in una partita anche qui mai davvero decollata su problemi come periferie, accessibilità ai servizi di prima necessità, sanità pubblica bucolicamente malata con liste d’attesa spaventose e con una voragine mastodontica fra il benessere borghese e quello popolare.

Dov’è finita la sinistra? Non la vedo nei cortili delle scuole, non la vedo nelle fabbriche, non la vedo nei centri d’accoglienza. E no, non basta una fotografia ben scattata. Serve tornare ad essere militanti di sinistra nella quotidianità di una lotta che non si eviscera fra un televoto via SMS o un tweet. Serve pratica. Serve tornare ad essere una vera sinistra, popolare, dalla parte di chi ora osserva quella bandiera rossa ormai sgualcita, bucata, rotta dalla negligenza, dalla corruzione, dal non-fare per fare.

Dov’è finita quindi la sinistra? Non lo so, ma manchi. Manchi tanto.

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