Mercato delle armi

Il mercato delle armi — In queste ore drammatiche, fatte di bombardamenti, morti, esseri umani in fuga mi sono chiesto: “Ma quanto stanno godendo i produttori di armi?” Ed oltre al godimento montagne di denaro. Prendiamo tutt* come punto di riferimento storico la “fine” della Guerra Fredda (1991/1992). Da allora le aziende americane hanno venduto ai paesi NATO circa 36 miliardi di armamenti attestando gli Stati Uniti d’America come primo esportatore mondiale di armi (conquistando circa il 37% del mercato globale in questo settore). Il top compratore è la Polonia: da quando il paese ha aderito al gruppo NATO, per aggiornare i suoi giocattolini di morte, il budget per gli armamenti è sempre stato in continua crescita.

Anche la Federazione Russa non è da meno. Essa comanda il 20% del mercato di compravendita mondiale. Mica briciole. Seguono grandi giganti del Capitale come Cina, ormai solo l’ombra di se stessa rispetto alla Repubblica Popolare che la portò alla ribalta economica e sociale.

Insomma, la Guerra è un’affare per pochi. Pochissimi. Un’affare del capitalismo. E ribadisco la mia posizione: del vostro pacifismo non me ne faccio niente. La mia è una posizione netta e chiara: fermate il mercato delle armi, sciogliete gli eserciti. E forse e dico forse, un giorno, non ci sarà più una guerra da combattere. Utopistico? Certamente questi passaggi sono naturalmente resi coercitivi da un sistema economico globale che, però, sta dimostrando senza ombra di dubbio di accartocciarsi su se stesso.

Impossibile da realizzare, mi rispondono quasi tutt*. Ma l’antimilitarismo prende il suo valore come stato delle cose a cui puntare, ideale da inseguire per cancellare forse un giorno, una volta per tutte, quell’incubo a spirale fra capitale e sangue chiamato mercato delle armi.

Fonte per i dati macro-economici

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