Addio PCI

Addio compagn*, addio PCI. Oggi 12 Novembre 1989 l’allora presidente del partito comunista italiano, Occhetto, annuncia la cosiddetta svolta della Bolognina, ovvero via l’inizio della fine per il partito, la fine di un pezzo di storia politica e sociale del paese Italia. Apparso a sorpresa la mattina del 12 Novembre per le commemorazioni proprio della famosa battaglia partigiana della Bolognina, in una piccola sala comunale in via Tibaldi, 17il segretario dichiara: “andare avanti con lo stesso coraggio che fu dimostrato durante la Resistenza (…) Gorbaciov prima di dare il via ai cambiamenti in URSS incontrò i veterani e gli disse: voi avete vinto la II guerra mondiale, ora se non volete che venga persa non bisogna conservare ma impegnarsi in grandi trasformazioni (…) non continuare su vecchie strade ma inventarne di nuove per unificare le forze di progresso”.

Al netto delle sensibilità politiche la cancellazione e l’implosione politica di questo gigante politico italiano causò una serie d’effetti a catena disastrosi nella cosiddetta sinistra parlamentare. La frammentazione, il sodalizio bianco sempre più marcato, il gioco al massacro alle urne, le battaglie e le lotte abbandonate e quella bandiera che viene ammainata sostituita da una quercia che si mangerà lentamente la falce e il martello. Potremmo non finire mai di parlarne. Forse non si smetterà mai. Ma se c’è un’analisi da porre all’attenzione di tutt*, conseguentemente alle scelte elettorali da quando ne ho memoria, è che se la sinistra non c’è in Parlamento, caro democratico popolare, è perché alla fine qui c’è, sempre chi è, più a sinistra di te. In un perenne movimento a sinistra, spostando sempre di più l’asticella fin tanto che non si trova altro che ricordi, foto sbiadite e quella bandiera oramai rinchiusa e ripiegata in qualche cassetto.

Addio compagn*, addio.

Condividi dal basso